A proposito, l’artista è un francese, 1971 all’anagrafe di Calais, figlio domato delle banlieu parigine. Delenseigne ama il disegno fin da piccolo ma i materiali forti costituiscono la sua palestra creativa.
Gesso, creta e marmo, finché scopre il fumetto e la pittura ad olio. A ventisei anni arriva in Italia dopo un viaggio in Nigeria, prima sta a Firenze e poi a Pietrasanta. Una veloce sintesi biografica che contiene gli elementi necessari di una costituzione genetica della creatività: cultura europea dal taglio mediterraneo(l’Uomo al centro del mondo), senso tattile della materia (La plastica come segno del materiale simbolicamente più nostro), cultura placida e metodica, scatto analitico attorno a i temi moralmente elevati. Genetica e altri temi scientifici, ecosistema e surriscaldamento ambientale, malattie e decadimento, sesso e sessualità, famiglia e lavoro, comunismo e post capitalismo: motivi di pressione etica che si trasformano nella sfida iconografica di molti artisti contemporanei. Per farlo c’è un’estetica che chiede materiali con lo spirito del nostro tempo. Forme manipolabili che smuovano lo sguardo preoccupato ma indomito, proprio come accade a Delenseigne nei suoi viaggi ad alto tasso plastico. Il progetto odierno concentra le energie nel bianco su bianco, riduzione al grado uno per un’apparente omogeneità che racchiude milioni di variabili cromatiche (i sentimenti e le storie individuali) sotto l’apparenza dei nostri abiti/divise. Dietro ogni bianco, in fondo, si nasconde sempre un colore.

Io siamo Noi
Noi siamo Io
Tutti siamo ognuno
Il modo cammina denro ognuno di Noi
A cura di Gianluca Marziani.